Abito nel comune di Cumiana, in una borgata (tra i boschi) che si chiama
PICCHI. Lavoro a circa 55 chilometri di distanza, a Chivasso, in un complesso industriale che si chiama "
P.I.CHI.".
Cazzo!
PICCHI -
P.I.CHI.. Che curiosa coincidenza! A very curious coincidence! Ogni tanto mi esce qualche frase in inglese. Mi piacerebbe moltissimo fare un bel viaggio nel Regno Unito. Non so dove. Non so quando. Non so dove. Non so con chi. Non so dove. Adesso guardo se esiste qualche località britannica che si chiama
PEAKS.
... ... ...
Caspita! C'è un distretto dell'Inghilterra centro-settentrionale che si chiama
PEAK. A quanto pare è una meraviglia:
www.visitpeakdistrict.comAggiudicato! Andrò lì. Non so quando. Non so con chi. Non vedo l'ora.
Quando poco fa ho iniziato a scrivere questo post, ascoltando il primo album degli
ORBITAL, pensavo di parlare di tutt'altro. Non stavo minimamente pensando all'Inghilterra. Stavo massimamente pensando a ieri. IERI. iErI. Oggi i miei attivissimi neuroni vanno avanti per libere associazioni (ecco, ho fatto pure la rima). IEri. iERi. ieRI.
Ieri è il titolo di una malinconica canzone dei torinesi
SubsOnicA...
IeRi. Ieri, in Turin, c'era sciopero dei trasporti pubblici. Per non rischiare di rimanere a piedi, sono uscita di casa alle 7 e 50 per iniziare a lavorare alle 14 e 30. L'ultimo pullman Cumiana-Torino, prima dell'inizio dello sciopero, partiva alle ore 8. E io ho dovuto prendere proprio quello. Sono arrivata a Torino, in Corso Stati Uniti angolo Corso Re Umberto, alle 9 e 20. Ma perché sto raccontando i cazzi miei? Perché ho voglia di scriverli. E poi, questo blog, siete quattro gatti a leggerlo...
Torniamo a ieri... yesterday... YESTERDAY!
Mo ci do un taglio. Ieri mattina, arrivata alla stazione di Porta Nuova, ho incontrato per caso una collega. Poiché il primo treno per Chivasso partiva alle 10 e 50, ed erano soltanto le 9 e 30, abbiamo dato un'occhiata ai negozi e poi siamo entrate alla Feltrinelli (segue foto scattata da me qualche mese fa).
Dopo aver curiosato un po', dato che sentivo un infinito bisogno di ridere, ho deciso di comprare un libro che prometteva spudoratamente di farmi fare due risate:
Quel tesoro di mio figlio di
Giuseppe Giacobazzi (segue foto scattata da me qualche minuto fa).
Tra una chiacchiera e l'altra è arrivato il treno da Milano, il treno che sarebbe partito alle 10 e 50. Siamo salite e ci siamo messe comode. Poco dopo abbiamo sentito una voce. Trenitalia avvisava i passeggeri che quel treno era stato soppresso a causa di uno sciopero del personale ferroviario. I viaggiatori dovevano scendere e attendere nuove comunicazioni. Ma cazzo! Siamo scese. Abbiamo aspettato. Non sapevamo che cosa aspettarci. Io pensavo che nessun treno (per Milano) sarebbe più partito alle 10 e 50. La mia collega, più ottimista di me, pensava che avrebbero potuto sostituirlo con un altro treno, in partenza da un altro binario. E così fu. Ci comunicarono di salire sul treno che stava arrivando al binario 16. Riuscimmo anche a partire quasi in orario. MIRACOLO! What a miracle!
Arrivate alla stazione di Chivasso, abbiamo incontrato altri due colleghi.
Erano le 11 e 25. Prima di infilarmi le cuffie e iniziare a rispondere ai clienti dell'
89.24.24 e del
12.40, avevo ancora tre ore da trascorrere in pace e libertà, da sola. PEACE & FREEDOM. KEEP CALM AND TAKE YOUR TIME.
(Per dindirindina! Questo non è un post! E' un pot-pourri, un guazzabuglio, una zuppa inglese, un melting po
st. E del libro di Giacobazzi non ho ancora scritto una parola.)
Dopo aver fatto un bel giro nel centro storico di Chivasso... No, un momento. Dalla stazione di Chivasso, per raggiungere il centro storico di Chivasso, bisogna percorrere via Roma. Percorrendo via Roma si passa davanti a un negozio molto interessante: il sexy shop di Chivasso.
(E' troppo divertente prendere le foto da STREET VIEW!)
Cavolo! Ma con STREET VIEW posso vedere tutto il mondo! Ora cerco l'ostello di Glasgow in cui avevo soggiornato nel 1991...
Eccolo!
Quasi quasi parto da qui e mi faccio un giro in centro...
Che figata!
Ma torniamo a Chivasso... torniamo a ieri... torniamo dove eravamo rimasti. Dove? Ah sì! Al sexy shop. Passandoci davanti ho pensato di entrare a curiosare. L'ho fatto? No. Non l'ho fatto. Non avevo le idee chiare su ciò che volevo. Ora le ho chiarissime. Voglio comprarmi
questo giocattolino...
E a proposito di vibratori, vi consiglio la visione del film
Hysteria (è una bella commedia).
Ma veniamo alla conclusione. Dopo il giro per Chivasso mi sono seduta su una panchina e ho cominciato a leggere il libro di Giacobazzi. Ve ne riporto due brani.
Il primo è un elenco di regolette che Giacobazzi ha trovato in rete cercando su Google un
prontuario dello scrittore.
Scrive Giacobazzi a pagina 11:
Ve le riporto nel caso un domani voleste diventare scrittori anche voi:
- Concordare i pronomi con il suo antecedente.
- Non usare virgole,che non sono necessarie.
- Il verbo devono concordare col soggetto.
- E' importante un'uso corretto dell'apostrofo.
- Bisogna che si sappi usare il congiuntivo.
- E' importante servirsi del pronome relativo che si collegano le frasi e si evitano ripetizioni.
- Rileggere sempre ciò che si è scritto per vedere se qualche parola.
- L'ortograffia è esenziale.
Il secondo brano è questo (Giacobazzi e il suo amico Duilio devono andare in un posto):
Duilio, detto anche Piz, si dirige verso la sua Bmw Cabrio. Inutile tentare di prendere la mia auto: non appena la temperatura supera i 18 gradi e non piove, lui deve andare con il tettuccio aperto. E' una rivalsa verso la legge sul casco. Quando divenne obbligatorio per le moto, lui vendette la sua Honda 500 e comprò uno scooterino Aprilia elaborandolo a morte: lo scopo della moto è farti viaggiare con il vento tra i capelli. Quando poi estesero l'obbligo ai motorini, diede fuoco all'Aprilia e comprò un cabrio. Speriamo non mettano il casco anche per quello, o lo vedremo a bordo di un dromedario.
Appena messo in moto e inforcati i Ray Ban, gli si dipinge un sorriso spontaneo sulle labbra: "Dov'è 'sto posto?"
"Laboratorio Salus in via... Dio bono non mi ricordo; è il nome di una pianta... via degli Oleandri o qualcosa del genere."
Mi risponde cantando: "Ottantanove ventiquattro ventiquattro".
"Dodici quaranta... parapapparà, suona fischia e canta..." la mia risposta.
Ride contento. "Facciamo alla vecchia maniera, giriamo a cazzo finché non ci passiamo davanti."E due risate me le sono fatte, anche se Giacobazzi mi ha obbligata a pensare al mio lavoro :-)